lunedì 26 novembre 2012

Hey


E' passato del tempo dall'ultimo pezzo scritto quà, magari vi sarete preoccupati, altri mi
hanno chiamato, altri ancora mi hanno parlato dei miei scritti e mi ha fatto piacere.
Non è che non siano successe cose raccontabili in questo periodo ma semplicemente non ho
visto motivi per raccontare anche di birbantate, non è il caso e così come è sempre il caso
a generare situazioni, pensieri, emozioni, bene questi ha voluto far succedere qualcosa che
mi ha stimolato quindi scrivo.
Quando si arriva in questa stagione capita di sentirsi un pò come tubetti di dentifricio
vuoti, ma se siete come me non vi ricorderete di comprarne uno se non i giorno che dovrete
aprire il vecchio con un coltello per racimolare il poco prodotto in grado di dare sollievo
alle fauci.
Questo il punto, capire che finito uno ne arriva uno nuovo e si riparte e lo stesso vale per
noi Motociclisti. Si M maiuscola, Motociclista è quello che l'assicurazione la tiene 12 mesi
non mette in letargo tutto e d'inverno fa il fighetto invece che il truce.
D'inverno ci si veste e si continua, ci sono robe moderne da mettersi addosso talmente
pratiche da ringraziare chi le ha fatte, mica gli strati di maglioni e giubbotti che ti
rendevano impossibile anche solo pensare di aprire la benzina tanto eri ingolfato, adesso
due robette fini e sei agile come sempre, quindi si prosegue, magari a ranghi ridotti.
Per me è impossibile privarmi delle sensazioni di andare in moto, della bellissima
solitudine mentale accompagnata dal battito del cuore della moto e dalle magnificenze che
offrono certi panorami o semplicemente lo scorrere dell'asfalto sotto le ruote.
L'occasione è ghiotta e ce la offrono gli amici Booze Fighters con un invito per un sano
pranzo ca base di olio nuovo in clubhouse quindi un oretta buona di strada che in una grigia
domenica di fine novembre con molti files nella testa da ordinare, prendo subito con
entusiasmo insieme a Frank che è da annoverare tra le più grandi fortune della vita.
Si parte belli spediti, il volto riparato dalla bolla trasparente sul casco trova il giusto
respiro,, percorri la Siena Firenze e sai che non devi scordarti di stare su di un campo
minato, concentrazione, pronto allo scartobuca, passo spedito, il motore gira bene, sai di
aver controllato tutto, puoi staccare le ruote da terra e iniziare a goderti il momento in
attesa che ti si presenti il primo pensiero che esula dal contesto, quelli che ti vengono
quando proprio sei solo. E quella della moto è una solitudine consapevole, ne sei padrone,
sei circondato dal mondo, sei in balia del fato, sei padrone dei movimenti, ma non ci sono
voci, non ci sono schermi, è tutto vero come è vero il profumo che ti senti addosso
nonostante l'aria aperta che non è quello della lei che ti porta in sella, ma quello della
lei che hai stretto tra le braccia fino a poche ore prima, emozione su emozione, il cuore
che batte a ritmo di V twin, le orecchie tese ad ascoltare tutti i rumori, la tesa che guida
e l'anime che pensa a tutt'altro, quante cose insieme.
Ed è bellissimo.
Come è bellissimo acquisire dopo pochi chilometri la consapevolezza della rarità di essere
così in pochi a goderla, ci sono due moto in strada, il resto chiuso nelle loro scatole di
metallo, ma perchè non vanno in moto?
Se lo facessero tutti non sarebbe così, siamo una razza di sognatori, di viaggiatori, di
cercatori di qualcosa che non sappiamo ma ci fa stare bene, ce la godiamo, sappiamo perchè
siamo rari.
Chissà perchè io, come mi è presa di vivere giornate con le braccia in alto appese ad un
anacronistico sterzo alto seduto su un chopper senza parafango, vecchio di 20anni e passa,
capace di guastarsi all'improvviso, come mi sarà entrato in testa questo.
E mentre ci penso da una scatola di metallo che mi precede vedo una manina che mi saluta
sorridente, è un bambino che con la sorellina se ne sta girato sulla cappelliera (si chiama
così, pare che in italia senza cappelliera non si possa vivere, siamo il paese dei cappelli
evidentemente) dicevo appoggiati alla cappelliera che mi guardano estasiati e felici.
La bambina smette e sparisce sul sedili di una auto che adesso riconosco, una terribile
nissan nuke, na schifezza, torno sul bambino.
Adesso mi guarda, col viso appoggiato sulle braccia incrociate, non ride, non saluta, pensa.
Mi guarda e pensa, probabilmente è successo anche a me da bimbo ma adesso mi sento come in
contatto con lui, io sono il motivo dei suoi pensieri, lui non sa chi sono, che volto ho lui
pensa a quell'uomo con la moto buffa che invece di stare in una scatola come tutti bellino
lucido e firmato, se ne va in giro per i cazzi suoi in moto con questo freddo, penserà che
c'è qualcosa di diverso in me, magari l'avrò convinto.
Poi il suo babbo sgassa, mette la freccia e accelera, ingarellandosi con un altro frustrato
con altro cesso a quattro ruote e famiglia al seguito.
Il bambino capisce, ha già capito che certe battaglie il motociclista non le combatte, non
ci perde tempo, alza la manina e mi saluta sparendo in corsia di sorpasso, sa come è fatto
il babbo, sa quanto rompe i coglioni la mamma, quanto è odiosa la sorellina tutta treccine,
si rassegna, però il si porterà nei sogni il motociclista di quella domenica mattina e forse
un giorno si ritroverà come quello, quel giorno avrà dato molte risposte ai suoi perchè.

Bart